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Pisa, lezioni in piazza per protestare contro i tagli all'Università

2025-03-17 1,785 Dailymotion

Per tre giorni, dal 17 al 19 marzo, le lezioni dell'università di spostano delle aule alle piazze. È la protesta organizzata da Assemblea Precaria Universitaria Pisa e il movimento studentesco contro i tagli agli Atenei e contro la riforma Bernini. «Vogliamo riportare l’università pubblica al centro della nostra città per ribadire la sua importanza e far sapere all’intera cittadinanza pisana che l'università è sotto attacco» spiegano i precari.«Da un lato, viene ulteriormente ridotto il finanziamento all’università pubblica. In un contesto di già grave sottofinanziamento, dal governo sono arrivati, nell’ultima manovra finanziaria, 800 milioni di tagli per i prossimi tre anni. A Pisa, questo si è tradotto immediatamente nel blocco delle assunzioni, nei tagli ai servizi svolti dal personale esternalizzato (come biblioteche, pulizie, portierato) e al numero di borse di dottorato. I tagli porteranno anche a un ulteriore aumento delle tasse universitarie e a una sensibile riduzione del diritto allo studio, rendendo l'università pubblica sempre più inaccessibile». Altro «attacco» secondo i precari è costituito dal ddl 1.240, la cosiddetta Riforma Bernini sul precariato, attualmente in attesa di arrivare in Parlamento: «Scarica i tagli sui diritti di chi l’università la manda avanti: ricercatrici, ricercatori e docenti precari, che sono il 40% del personale accademico».Dopo varie proteste e manifestazione prima della mobilitazione nazionale del 20 marzo i precari di Pisa hanno deciso di organizzare lezioni all'aperto, in piazza Cavalieri e in largo Ciro Menotti, tenute da oltre 30 docenti dell’Università di Pisa (sia precari sia strutturati).«Portiamo in piazza la didattica e la ricerca perché crediamo nel suo valore e perché è giunto il momento di invertire un processo trentennale di smantellamento dell’università, sempre più dipendente da finanziamenti privati, che non corrispondono all’interesse generale. Un processo che comporta

l’ulteriore svuotamento dei nostri atenei, con migliaia di precarie e precari che continueranno ad emigrare. E con studenti e studentesse che, di fronte a costi sempre più esorbitanti, saranno costretti a scegliere un’istruzione telematica. Crediamo che questa lotta non riguardi solo la comunità accademica. Il ridimensionamento e la privatizzazione dell’università negano il suo servizio alla società tutta, rendendola un luogo per elites che fa gli interessi solo di pochi. Con le lezioni in piazza, vogliamo portare l’attenzione sulla privatizzazione e precarietà su cui si basano i nostri atenei e rimettere al centro il ruolo della ricerca pubblica e le condizioni di lavoro di chi ogni giorno la porta avanti».