Non è una crociata contro la frittura o un attacco alle abitudini in cucina: una nuova ricerca della Weill Cornell Medicine di New York accende i riflettori su una sostanza molto diffusa nella nostra dieta quotidiana, l’acido linoleico, presente soprattutto in vari tipi di olio di semi. Secondo lo studio, questa molecola potrebbe avere un ruolo nella crescita del tumore al seno triplo negativo, una forma particolarmente aggressiva e difficile da trattare. Nessun allarmismo, ma una scoperta che offre nuove chiavi di lettura su come l’alimentazione possa influenzare la salute, e apre la strada a strategie nutrizionali più consapevoli.
[idgallery id="2206518" title="Tumore al seno e diagnosi precoce: le risposte ai dubbi più comuni"]
Olio di semi, acido linoleico e tumore al seno: il legame
La ricerca pubblicata su Science ha studiato come l'acido linoleico, un grasso omega-6 presente in oli come quello di soia e di girasole e in alimenti come carne di maiale e uova, possa influenzare il "percorso mTORC1", quell'interruttore che regola la crescita delle cellule. Gli scienziati, guidati dal professor John Blenis, hanno scoperto che l'acido linoleico è capace di "accendere" questo interruttore, ma solo nelle cellule del tumore al seno triplo negativo, sia in laboratorio che negli animali.
Questo succede perché l'acido linoleico si lega a una proteina chiamata FABP5. È come se quest'ultima prendesse l'acido linoleico e lo portasse all'interruttore mTORC1, attivandolo e spingendo così le cellule tumorali a crescere.
[idgallery id="2206518" title="Tumore al seno e diagnosi precoce: le risposte ai dubbi più comuni"]
[idarticle id="2528909,2523209" title="Olio di lavanda, aromatico e profumatissimo da usare con cautela,Tumore al seno metastatico e triplo negativo, buone notizie: il nuovo farmaco può curarli entrambi"]
Un possibile indicatore per terapie personalizzate
Un risultato importante è il ruolo della proteina FABP5. I ricercatori hanno trovato alti livelli di questa proteina sia negli animali con tumore triplo negativo che nei campioni di pazienti appena diagnosticate. Questo suggerisce che potrebbe essere un "biomarcatore", cioè un segnale che indica la presenza della malattia e che potrebbe aiutare i medici a capire quali pazienti potrebbero trarre maggiore beneficio da terapie e consigli alimentari specifici. Il professor Blenis ha infatti affermato: «Questa scoperta ci aiuta a capire meglio il legame tra i grassi che mangiamo e il cancro, e a individuare le pazienti che potrebbero avere più benefici da raccomandazioni nutrizionali personalizzate».
[idgallery id="1998410" title="Tumore al seno e alimentazione: 9 cibi alleati della prevenzione"]
Cancro al seno triplo negativo: perché è difficile da curare
Il cancro al seno "triplo negativo" è una particolare forma in cui le cellule tumorali non esprimono tre specifici recettori sulla loro superficie: il recettore per gli estrogeni (ER), il recettore per il progesterone (PR) e il recettore per la crescita epidermica umana di tipo 2 (HER2). Questa triplice negatività è la ragione del suo nome. La difficoltà nel trattamento deriva proprio dall'assenza di questi recettori, che in altri tipi di cancro al seno rappresentano dei "bersagli" specifici per terapie ormonali o farmaci mirati. Di conseguenza, le opzioni terapeutiche per il triplo negativo sono spesso più limitate e includono principalmente la chemio e la radioterapia.
[idarticle id="2374783,2374788" title="Tumore: la dieta e i cibi che migliorano la risposta alle terapie,Tumore e cibi ultraprocessati: ecco quali evitare e perché diminuiscono l'aspettativa di vita"]
Olio di semi, omega-6 e dieta: moderazione per la salute del seno
L'acido linoleico, pur essendo un nutriente essenziale, è ampiamente presente nella dieta occidentale, in particolare a causa dell'incrementato utilizzo di oli di semi nell'industria alimentare. Questa abbondanza ha generato interrogativi circa il potenziale impatto di un'eccessiva assunzione di omega-6 sulla salute, inclusa la possibile correlazione con l'incidenza di alcune forme di cancro al seno.
[idarticle id="1611734" title="Come e quando usare gli integratori di Omega 3: benefici, proprietà e cibi che li contengono"]
Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano l'importanza della moderazione. Come ha affermato il professor Blenis, «I risultati non giustificano un assoluto rifiuto degli oli di semi, ma suggeriscono moderazione e selettività, soprattutto per gli individui ad alto rischio». L’equilibrio tra omega-6 e omega-3 nella dieta resta fondamentale. Come sempre, tornano in cima alla lista i soliti noti: frutta, verdura e varietà.