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Napoli - VIOLENZA DONNE. CASACCIA: STEREOTIPI IN OPERATORI, FORMAZIONE (17.04.25)

2025-04-17 4 Dailymotion

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Napoli, 17 apr. - "Non si possono più leggere perizie nelle quali non si trova una riga relativamente al vissuto materiale nella relazione, però si trova 'la signora si dovrebbe far passare le parole offensive che le vengono rivolte dal compagno' o 'la signora dovrebbe facilitare la relazione del bimbo con l'altro genitore, la signora non dovrebbe essere oppositiva, dovrebbe essere collaborativa'. Non si dice niente di quello che deve fare il violento, visto che comunque si nega o si sottace o si omette la valutazione dell'agito violento o dell'agito prevaricatorio o dell'agito di mera umiliazione nella dinamica relazionale". L'avvocata Siusi Casaccia, iscritta all'associazione Donne giuriste, argomenta, in un'intervista alla Dire, la sua "scelta naturale" di farsi promotrice della campagna contro l'uso della Pas/alienazione parentale nei tribunali lanciata da Protocollo Napoli. La sua esperienza professionale non poteva che portarla in questa direzione per via di una "formazione risalente al lavoro con i centri antiviolenza". "Il lavoro di protocollo Napoli nella doverosa formazione professionale anche per gli avvocati - osserva - è un lavoro assolutamente meritevole perché ha individuato la metodologia, proponendola, facendo formazione da tempo. Casaccia evidenzia come "nonostante il lavoro della commissione Femminicidio, nonostante gli anni trascorsi, nonostante documenti e interventi pubblici assolutamente significativi, nell'ambito della violenza intrafamiliare, della violenza domestica, della violenza sulle donne, a tutt'oggi, ci si misura ancora nei tribunali con questa teoria ascientifica, o perché c'è un cambio di nome per darle diversa dignità o perché comunque gli stereotipi di chi giudica, gli stereotipi di chi valuta sono duri a morire. Se è vero la riforma Cartabia ha portato degli importanti strumenti di diversa valutazione, è intervenuta anche sulla richiesta di qualificazione dei professionisti, tecnici, psicologi o psichiatri infantili che intervengono sul piano pratico, questo tipo di individuazione, di qualificazione, è tuttora quantomai sommario o non ben definito". E torna con forza sulla questione della formazione che deve essere "specialistica perché si possa riconoscere dignità alle valutazioni e all'attività che ognuno porta nell'ambito del riconoscimento del tema della violenza. Ci troviamo ancora oggi - incalza - a dover rivendicare e richiedere che la formazione ci sia: è una questione di qualità del processo e dei percorsi di tutela che si devono poter garantire". L'avvocata descrive l'utilizzo della Pas come "manifestazione di dispregio di quello che è il valore che va perseguito e cioè cercare il benessere del minore e la migliore organizzazione delle relazioni parentali nell'interesse del minore". "Per noi che ce ne occupiamo - avverte - sono argomenti vecchi, se vogliamo, ma rimangono di attualità perché c'è tanta diffic