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Trieste - UNIVERSITÀ. PRIMA RETTRICE TRIESTE: PIANO STRATEGICO E NON DISPERDERE PNRR (07.05.25)

2025-05-07 2 Dailymotion

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Trieste, 7 mag. - "In questo caso è stata una campagna molto alla pari, perché eravamo due donne, quindi non c'era alcun vantaggio di essere di genere femminile. Certamente essere donna dà un vantaggio nel guardare nell'organizzazione all'aspetto che riguarda la persona, al benessere lavorativo, al welfare, perché è chiaro che le donne danno molta attenzione a questi aspetti". Così Donata Vianelli, eletta ieri prima rettrice dell'Università di Trieste e che dall'1 agosto riceverà la carica dal rettore uscente Roberto Di Lenarda. Le sfide principali che attendono la rettrice, spiega, sono il taglio dei fondi a livello nazionale, la decrescita demografica, la chiusura del Pnrr, ovvero "evitare che diventi un investimento durato tre anni che poi viene perso nel futuro". Per affrontare queste sfide, ci vuole un "nuovo piano strategico, che prenderà in considerazione tutti gli ambiti universitari, e poi lavorerà molto sul miglioramento delle politiche per gli studenti, per il personale e soprattutto nei rapporti con il territorio". Vianelli è ordinaria di Economia e gestione delle imprese, continua, "e quindi mi occupo molto di strategia, di crescita e di rapporti con il territorio. Penso che l'Università di Trieste anche rispetto al nostro territorio rappresenta il 10% della popolazione triestina, penso che vi siano veramente tante eccellenze e penso che possiamo dare tantissimo al territorio". E aggiunge: "anche i rapporti con l'Università di Udine e la Sissa saranno fondamentali, ci credo perché assieme alla Regione possiamo fare veramente tanto". Tuttavia lo sguardo va oltre Trieste e la Regione, al Paese e anche al contesto internazionale. In particolare ora, quando negli Stati Uniti si inizia a parlare di 'fuga di cervelli' dall'accademia e dalla ricerca verso l'Europa. Un'opportunità, se verranno soddisfatte alcune condizioni. "Il grande problema, non per Trieste ma per l'Italia e l'Europa, è la differenza salariale che c'è anche nelle posizioni universitarie", osserva Vianelli. E continua: "C'è anche una differenza in termini di investimenti nella ricerca, nei laboratori, e questo a livello nazionale. Quindi potremmo essere più attrattivi a livello italiano se ci fosse più innovazione e più attenzione verso le università come la nostra", conclude. (07.05.25)

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