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Come far diventare l'ansia una guida per stare meglio

2025-07-29 840 Dailymotion

Ci sono emozioni che abbiamo imparato a temere. L’ansia è una di queste. Ci stringe il petto, ci toglie il respiro, ci ruba il sonno. Eppure, secondo la psicologia immaginale, ogni emozione, anche la più disturbante, è un messaggero. Non qualcosa da combattere o zittire, ma un archetipo da ascoltare. Un demone interiore che non vuole dominarci, ma svegliarci. Nel linguaggio dei sogni e dei miti, l’ansia è spesso raffigurata come un’ombra che si insinua ai margini della coscienza. Ma se la accogliamo, smette di agire da padrona e si trasforma in guida. James Hillman, fondatore della psicologia archetipica, ci ha insegnato che i sintomi parlano una lingua simbolica. L’ansia ci interroga: “Dove hai perso il contatto con la tua anima? Dove non stai ascoltando la tua verità?”

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L'ansia che diventa alleata
Nello yoga sciamanico, l’ansia è vista come un fuoco sacro: un’energia vitale che, se repressa, brucia e consuma; ma se riconosciuta, può illuminare la via. Il corpo non mente. Per questo, la pratica sciamanica ci invita a entrare nello spazio interiore attraverso movimenti lenti, respirazioni consapevoli e rituali simbolici. Quando ci sediamo con l’ansia e le diamo forma (un animale, un vento, un colore) smette di essere un’energia caotica e diventa una forza guida.

Nel mio libro 1 minuto al giorno, meditazioni quotidiane, l’ansia viene affrontata come uno strumento per proseguire lungo il sentiero che conduce al risveglio.

Quando l’ansia bussa alla porta, non scacciarla. Aprile. Falle posto a tavola come a un’ospite sacra. Chiedile da dove viene e cosa vuole mostrarti. Spesso ha solo bisogno di essere ascoltata per diventare respiro, intuizione, presenza.

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Il demone come archetipo
[caption id="attachment_947471" align="aligncenter" width="990"] L'attrice Anne Gwynne (Photo by ¬ù¬ù John Springer Collection/CORBIS/Corbis via Getty Images)[/caption]

Nella tradizione buddhista esoterica, il “demone” non è un nemico, ma un aspetto dell’Io che reclama consapevolezza. I maestri tantrici parlano di māra, le forze interiori che distraggono dalla via del risveglio. Ma questi ostacoli non si dissolvono con la fuga: si trasformano con la presenza. Nella meditazione, quando l’ansia sorge, non si cerca di scacciarla. La si osserva, la si respira, le si permette di esistere. E proprio in quell’istante, qualcosa si scioglie.

Una pratica semplice ma potente è quella dell’abbraccio interiore: sedersi in silenzio, portare l’attenzione al cuore, e visualizzare l’ansia come una bambina spaventata. Accoglierla. Dirle: “Ti vedo. Sei al sicuro. Puoi raccontarmi.”

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L'ansia è un richiamo dell’anima
L’ansia, in fondo, è un richiamo dell’anima. Ci segnala che stiamo vivendo fuori asse, troppo lontane dalla nostra verità, troppo identificate con un ruolo, un dovere, un copione. Quando riusciamo a fare silenzio, nel corpo, nel respiro, nei pensieri, possiamo tornare a sentire ciò che la vita ci chiede davvero.

E allora, l’ansia non sarà più un nemico da domare, ma una soglia da attraversare. Un demone che si fa angelo, una crisi che si fa risveglio.